Il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi

Il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi è disciplinato dall’art. 572 del Codice Penale e punisce chiunque maltratti una persona della famiglia, o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o affidata a lui per ragione di educazione, cura, vigilanza o custodia. Tale reato rientra tra i cosiddetti “reati abituali”, richiedendo la reiterazione di condotte lesive della dignità, integrità fisica o psichica della vittima.

Gli elementi essenziali del reato

  1. Soggetto attivo: Chiunque abbia una relazione familiare, convivente o di subordinazione con la vittima.
  2. Condotta abituale: Non è sufficiente un singolo episodio, ma è necessaria una pluralità di atti di violenza fisica o psicologica, che configurino una situazione di sopraffazione continuativa.
  3. Elemento soggettivo: Doloso, ossia la consapevolezza e volontà di sottoporre la vittima a un regime di vessazioni.
  4. Oggetto tutelato: L’integrità psico-fisica della vittima e la serenità dell’ambiente familiare.

Cornice normativa e sanzioni

L’art. 572 c.p. prevede una pena detentiva da 3 a 7 anni, aumentata se i fatti hanno causato una lesione personale grave o gravissima o hanno determinato la morte della vittima.

Giurisprudenza rilevante

La giurisprudenza della Corte di Cassazione si è più volte soffermata su questo reato, evidenziandone alcuni aspetti chiave:

  • Criterio dell’abitualità: La Cassazione ha stabilito che il reato di maltrattamenti si distingue dai singoli episodi di reato (come lesioni o minacce) per il carattere sistematico e abituale della condotta vessatoria. Non è necessario che i comportamenti siano ravvicinati nel tempo, purché siano sufficientemente collegati a creare un quadro di sopraffazione (Cass. Pen., Sez. VI, n. 25498/2019).
  • Maltrattamenti psicologici: Non solo le violenze fisiche, ma anche le umiliazioni verbali, le minacce e le privazioni affettive o economiche possono configurare il reato, se sistematiche e idonee a ledere la dignità della vittima (Cass. Pen., Sez. III, n. 8776/2018).
  • Prova della responsabilità: In un contesto familiare, il racconto della vittima, supportato da elementi oggettivi come testimonianze o referti medici, può essere determinante per l’affermazione della responsabilità penale.

Recenti sviluppi normativi

Con l’introduzione del “Codice Rosso” (L. n. 69/2019), la disciplina dei maltrattamenti in famiglia è stata integrata con misure a tutela delle vittime, come:

  • l’obbligo di trattazione prioritaria di tali procedimenti;
  • l’inasprimento delle pene;

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